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Omelia su Matteo 15,21-28.
(Il testo della preghiera della donna cananea del Vangelo, qui commentato, si trova in Homepage).
Abbiamo letto questo Vangelo così commovente, l’incontro di questa donna, questa madre con Gesù per chiedergli la salute della propria figlia. Chissà quante ne ha provate prima di giungere da Gesù! Oltretutto una donna, straniera, non appartiene al popolo di Dio, non è cristiana, non ebrea, una semplice donna pagana, sicuramente idolatra.
Ma anche lei fa questa bella figura di fronte a Gesù e a noi. È esaltata da Gesù per la sua fede! Sempre o quasi sempre il Vangelo e Gesù lodano buoni esempi che non provengono - purtroppo - da credenti e praticanti, ma da “non credenti”, dagli ultimi…
Troviamo dunque l’amore di una madre, che riconosce in Gesù molto, ma non ancora tutto: lo chiama infatti “figlio di David”, non ancora “Figlio di Dio”… È già una bella professione di fede, diciamo noi, anche se non ancora completa… Gesù, comunque, la chiama: “grande”. E questo ci fa pensare nell’incontro dei popoli, delle religioni…
Oggi mi fermo soprattutto su questo incontro per parlare dell’educazione dei figli e, particolarmente, per richiamare l’esigenza urgentissima della preghiera per, e con, loro.
La preghiera di una donna per una sua figlia malata; vi troviamo i sentimenti forse i più grandi ed i più semplici.
Questa intensa preghiera del Vangelo ci risveglia e ci riconduce ad una preghiera più sentita che non è solo un “recitare le orazioni” ma un grido viscerale.
Anche noi credenti e praticanti forse consideriamo Dio come superfluo, inutile? Ci crediamo onnipotenti, indipendenti, autonomi e perciò preghiamo solo per dovere, senza sentire questa intima - felice - dipendenza anche biologica da Dio. E crediamo in Dio più per dovere, per paura? Abbiamo una profonda esperienza di rapporto vitale con Lui? Ci sentiamo quasi umiliati nel dover chiedere a Dio?… Questo Vangelo esprime anche la necessità di presentarci a Dio - anche nella preghiera - con umiltà… con l'accenno al cagnolino dell’episodio. La nostra preghiera come quella della donna idolatra (migliore di quella dei discepoli dell'episodio), deve esser filiale, perseverante, sempre presente, ma deve essere anche umile, non straffotente! La Liturgia ci insegna così a rivolgerci a Dio nel Padre Nostro della Messa: non semplicemente "diciamo" ma... “osiamo dire”… osiamo, abbiamo il coraggio, ci permettiamo… Non una preghiera arrogante, superba…
Soltanto una forte motivazione, spesso, ci fa superare la superficialità o l’autosufficienza o l'orgoglio nel nostro pregare. E più facilmente, nei momenti duri della vita, quando ci troviamo nel bisogno allora ci rivolgiamo a Dio… un po' meno orgogliosi.
Ma quale umiltà con Dio può avere un bambino, un ragazzo, un giovane e ogni persona... male-educata fino a crescere arrogante, prepotente con genitori, famigliari e gli altri?... (Problema di base, da scrivere il più possibile a caratteri minimi...). E come apprendere, IMPLEMENTARE LE VERE E FORTI motivazioni?
DI CHE COSA ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO NOI ed I NOSTRI FIGLI? Solo della salute, della casa, del lavoro, dei soldi? E torniamo così al centro della vita ed ESPLICITAMENTE E CHIARISSIMAMENTE DELLA FEDE: o Dio o gli IDOLI. Problema di FEDE, innanzitutto.
Preghiamo poco e male perché abbiamo tutto quella miseria che percepiamo come importante,assoluta, infinita; preghiamo spesso per stupidaggini che percepiamo come cose indispensabili e neanche DESIDERIAMO quanto è perla preziosa e tesoro vero (nascosto...). Eppure… abbiamo "chiesto" al Signore, nella preghiera iniziale, BENI DEI QUALI NEANCHE OSIAMO SPERARE… Ma non abbiamo "gridato" come la donna per la salute, della figlia.
La preghiera di questa donna è piena di speranza, di fede, per la liberazione della propria figlia da ogni sorta di male. E nella sua "arretratezza"(?), tuttavia, è più avanti di noi: va alla radice, chiede al "Figlio di David" la LIBERAZIONE dal Maligno che tortura la sua creatura..
Oggi avrei potuto parlare di più sui fatti del terrorismo, ma credo sia più urgente fermarci sul malessere dei nostri figli e della gioventù in genere, un malessere peggiore del terrorismo stesso.
Una preghiera più profonda per i figli e per le nuove generazioni, perché non vediamo più - purtroppo - le vere urgenze, le vere necessità, i veri bisogni se non quando proprio ci sbattiamo il naso… Ma ci siamo, ci siamo arrivati. E, come sempre... ringraziamo il Signore. Sveglioandoci. Col piede giusto.
È triste, doloroso, convivere con la follia e la criminalità del terrorismo… Ma è ancora più triste vedere i nostri ragazzi, giovani e non più giovani, dedicarsi al vandalismo, al bullismo, per noia, per dispetto, senza motivazioni positive. È inammissibile abbandonare i nostri figli a discoteche e spettacoli dove scorrono a fiumi la droga, l’alcol, con comportamenti sempre più eccessivi fino a disprezzare le cose normali, semplici…
Dobbiamo aprire gli occhi, i nostri, per vedere e per renderci conto che abbiamo bisogno di Dio, anche i tecnici, i professionisti, psicologi, terapeuti ed esperti vari.
Con serenità, fede viva, speranza fondata su Cristo, riprendiamo - anche in famiglia - la preghiera perché ogni miglioramento, ogni conversione, ogni mutamento - o mutazione! - di vita, come in questo Vangelo, in fondo è un miracolo. Anche noi, padri, madri, educatori cristiani… non illudiamoci superbamente: possiamo e dobbiamo compiere umilmente, e con competenza, la nostra opera ma chi veramente può toccare il cuore dei ragazzi, dei giovani e dei non più giovani è soltanto, dico soltanto, Dio, Gesù. Noi grandi ce ne siamo dimenticati. E i nostri figli NEANCHE LO SANNO, perché nessuno glielo ha detto o fatto capire. Ma oggi, qui, il Signore ci richiama - ancora una volta - e ci illumiona e ci aiuta.
Qui il Signore ci dà speranza, ci dà serenità, ci apre al futuro.
Ma facciamo, con speranza, serenità e gioia, la nostra parte che è indispensabile: la preghiera, questa della Messa domenicale e le altre quotidiane, è all’inizio di tutto: così come il Vangelo anche oggi ci insegna in modo commovente.
Preghiera, santa Messa domenicale, esame di coscienza di fronte a Gesù e al suo esempio e non rispecchiandoci nel "politicamente corretto". E imparare a servire generosamente. Abbiamo perso queste buone e indispensabili abitudini. Abbiamo perso l’esperienza di Dio nella nostra giornata.. Abbiamo perso l’allenamento quotidiano per imparare ad essere veri discepoli di Gesù. E non solo individualmente, quasi nascondendoci, perché "immotivati" e non entusiasti. Ed il Signore ci chiama nella Comunità...
Ricominciamo subito (con la preghiera!) E con tutta la Chiesa viviamo fin d’ora il SINODO DEI e per i GIOVANI del 2018. È urgente! Come il grido e l’insistenza di questa donna. E il nuovo sinodo deve lasciare un segno forte di ripresa perché questo malessere, figlio del maligno, deve essere concretamente curato e trasformato in nuova e piena vitalità giovanile a vantaggio delle persone, delle famiglie, della Chiesa e della società.
Questa donna del Vangelo è anche umile, spinta dall’amore per la figlia, profondamente motivata, non si lascia vincere o abbattere neanche dalla umiliazione di trovarsi - come era allora, e purtroppo anche oggi, spesso - nella condizione del cagnolino, dell’infedele… L’amore, ciò che si sente come cosa importante, che vale veramente, spinge ed aiuta a superare ogni ostacolo. MA quali sono le cose buone da dar ai nostri figli? È qui che sbagliamo quando fra le cose buone come il lavoro, una professione, la salute, la casa, i soldi (perché no?!), il divertimento, abilità sempre più da record... ma poi ci dimentichiamo di dare CON LA STESSA E ANCOR PIÙ FORTE SPERANZA, gridando e implorando dal Signore, LA CONOSCENZA E LA PRATICA DELLA FEDE, L’AMORE E L’OBBEDIENZA A CRISTO ED IL PROGRESSO CONTINUO NELLA VITA CRISTIANA indicataci dal Vangelo.
Sono o non sono, queste, Motivazioni essenziali, prioritarie, importanti?
Gli eventi stessi del terrorismo da una parte e del malessere dei nostri figli dall'altra, dobbiamo prenderli come parola di Dio che ci risveglia e ci spinge a rinnovarci con serenità ma anche con profonda partecipazione e motivazione, le stesse di questa donna straniera lodata da Gesù.
Iniziamo dalla Preghiera. Più forte. Come ci insegna Gesù nel Padre Nostro: “Liberaci dal Maligno”.
E facciamo, con speranza, la nostra parte!
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