Appunti

23 settembre 2021 - Eutanasia

Inizio questa nuova pagina dando voce all'articolo di S.E. l'arcivescovo Angelo Spina sulla EUTANASIA, pubblicato sul numero 18/2021 di PRESENZA.

 

Qui lo pubblico con grafica leggermente rimaneggiata, riproponendomi di aggiungere in seguito commenti e motivazioni e nuove presentazioni sia pure con gli elementari e poveri mezzi disponibili.

Continuerò,  su CANNABIS, Divorzio e Aborto e affini, per controbatterne apertamente gli (altrettanto?) instancabili fautori libertari. 

 

Non si può più tacere. Abbiamo bisogno di RIEDUCAZIONE, grandi e piccoli.

A Varano. E... in tanta altra parte del mondo.

E non è mai troppo tardi!

 

Parlare chiaro

 L'articolo dell'Arcivescovo 

LA DIGNITA' DELLA VITA 

 Ha sorpreso un po' tutti la rapidità con la quale si è raggiunto un numero considerevole di firme, per chiedere l’indizione del referendum popolare sulla legalizzazione dell’eutanasia. Strano! Mentre viviamo in piena pandemia per strappare alla morte vite umane affette da COVID‑19, si chiede la legalizzazione dell’eutanasia. All’opera c’è una deriva eutanasica, figlia di una deriva individualistica libertaria, racchiusa in uno slogan: «Liberi fino alla fine», «Morire con dignità». Il tutto suscita grave inquietudine e preoccupazione profonda perché sempre più si va insinuando una concezione vitalistica della vita per la quale tutto ciò che non corrisponde a un certo benessere o a una certa concezione di salute viene espulso. C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano deve morire. E’ l’eutanasia. E’ triste che si voglia portare il Paese a legalizzare il gesto di dare la morte a un proprio fratello, quando è proprio nella debolezza che c’è urgenza di fraternità, perché è nella fraternità che ci si prende cura gli uni degli altri. 

  

La luce abbagliante della libertà nasconde il suo oggetto, la morte e tutto ciò che significa quando si arriva a chiederla: solitudine, indifferenza, abbandono, cure negate, tacito invito collettivo a farsi da parte. Spostata l’attenzione verso la scelta insindacabile su di sé, spariscono numerose questioni che però non si possono ignorare.

  

L’insegnamento del Magistero della Chiesa è chiaro, come espresso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella Letterta Samaritanus  bonus * sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, del 4 luglio 2020, al cap. V n.1 è scritto:

 

 * [ www.vatican.va/index.htm ]

 

Un crimine legalizzato

<<  

[Per tali ragioni]

 

la Chiesa ritiene

di dover ribadire

come insegna-mento

definitivo

 

che  

 

l’eutanasia    è  

un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente…

 

L’eutanasia, pertanto, è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza. La Chiesa in passato ha già affermato in modo definitivo «che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale. Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell’omicidio». Qualsiasi cooperazione formale o materiale immediata ad un tale atto è un peccato grave contro la vita umana: «Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo. Si tratta, infatti, di una violazione della legge divina, di una offesa alla dignità della persona umana, di un crimine contro la vita, di un attentato contro l’umanità». Dunque, l’eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva. Coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché

 tali leggi contribuiscono a deformare

la coscienza,

anche dei fedeli.

 

La vita ha la medesima dignità e lo stesso valore per ciascuno: il rispetto della vita dell’altro è lo stesso che si deve verso la propria esistenza. Una persona che sceglie con piena libertà di togliersi la vita rompe la sua relazione con Dio e con gli altri e nega sé stessa come soggetto morale. Il suicidio assistito ne aumenta la gravità, in quanto rende partecipe un altro della propria disperazione, inducendolo a non indirizzare la volontà verso il mistero di Dio, attraverso la virtù teologale della speranza, e di conseguenza a non riconoscere il vero valore della vita e a rompere l’alleanza che costituisce la famiglia umana…

 

Non esiste, infatti, un diritto a disporre arbitrariamente della propria vita, per cui nessun operatore sanitario può farsi tutore esecutivo di un diritto inesistente».

 

>>.  

* [ www.vatican.va/index.htm ]

                                                    

PRENDERSI CURA della persona malata con le cure palliative

Quello che è sempre più necessario fare è prendersi cura della persona malata con le cure palliative e la terapia del dolore, sinora accessibili a una esigua minoranza di italiani, potenziare le strutture sanitarie locali troppo spesso pesantemente deficitarie rispetto alla pressante domanda di assistenza. Contenere i costi di un sistema sanitario che deve farsi carico di domande crescenti. Lavorare perché non ci sia la frammentazione della società che isola un gran numero di anziani e famiglie con disabili, che porta alla persuasione che solo la salute sia un bene e un valore e la malattia invece una specie di maledizione. É questo il tempo di aiutare a vivere e non di dare  la morte. La vita umana mantiene la sua dignità dall’inizio fino alla naturale conclusione.                                                                                                                                                     + Angelo, arcivescovo

Nuova edizione Giovedì 23 settembre 2021 -

   ◄ Un santo, un... collega. 

 

Iniziamo

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"Fuori strada" richiama l'immagine di un incidente stradale o di un'auto potente. 

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