Varano, 11 settembre 2012
Sono lieto di poter pubblicare la relazione tenuta a Varano dalla
prof. Arnalda Lucarini nell'Incontro annuale della PIA UNIONE DELL'ADDOLORATA.
Grazie ad Arnalda ed a tutto il REGNUM MARIAE
SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA(Gv6,68)
Riecheggia ancora dentro di noi questa Parola che ci ha accompagnato nella preparazione e nella celebrazione del Congresso Eucaristico nazionale concluso appena un anno fa, ma sempre aperto nella nostra vita quotidiana, carico di stimoli, riflessioni,interrogativi.
immagine da Avvenire - L'Addolorata nelle vie del mondo
Ho voluto riproporre questa parola come titolo a questo mio intervento, perché la domanda di Pietro è di permanente attualità e attraversa ogni nostra giornata.
Il cammino della vita procede per presa graduale di consapevolezza del mistero di Dio,del suo disegno di amore per l’umanità, del suo desiderio di gioia piena e di armonia perfetta. Se cade la consapevolezza di tutto ciò, cade la fede, cade l’attesa operosa del credente.
«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove-dice Gesù- ed io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me» (Lc 22, 28-29).
Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove…Già, non è difficile cominciare un cammino e nemmeno è difficile interromperlo, abbandonarlo:difficile è perseverare! Per noi è pronto un regno come quello che il Padre ha disposto per il Figlio Suo, l'Amato. Il fatto che non sia un luogo fisico, a nostra misura, affermava il card.Martini, non ci autorizza a ridurre il paradiso ad una favola.
Con parole tanto semplici quanto potenti San Paolo ne coglie la natura quando scrive: «Per sempre saremo con il Signore» (1Ts 4, 17). Entrando nel Regno, parteciperemo del potere di Cristo sulla morte ed entreremo nella comunione con il Dio vivente.
In questo processo di consapevolezza,purtroppo, molto spesso, siamo rimorchi e non motrici…ci lasciamo trascinare e a volte,anche travolgere…
Prendere in mano la storia della nostra vita per diventarne protagonisti e motrici…questo è dunque l’intendimento del nuovo dono che il Signore attraverso la sua Chiesa ci concede con la proposta dell’anno della fede.
Sapete che con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto uno speciale Anno della fede, indicandone motivazioni, finalità e linee direttrici. L’inizio è previsto per l’11 ottobre 2012, 50° anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II e la conclusione sarà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell’universo.
Rivolgendosi agli ottomila partecipanti al raduno mondiale promosso dal Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, papa Ratzinger ha spiegato: «Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio, sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione».
Il credente è colui che “vede”,testimonia,suscita fede attorno a sè…
«Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio» -ha concluso il Papa- e «per annunciare Cristo a chi non lo conosce, oppure lo ha ridotto a semplice personaggio storico o ancor peggio a uno dei condomini del proprio cuore».
Sarà un’occasione propizia perché tutti possiamo riaprire gli occhi sui fondamenti della nostra fede.
Voglio ricordare tre aspetti fondamentali:
1.La nostra fede non è una dottrina,una filosofia di vita: è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»: è l’incontro con Gesù Cristo risorto.
2. La nostra fede è un rapporto di relazione. L’arte del vivere si impara in un intenso rapporto con lui. O c’è un rapporto con Lui e c’è vita o c’è sterilità o morte.(parabola della vite e dei tralci).
3.La nostra fede è un atto personale ma insieme comunitario e missionario: è un dono che Dio fa a me,ma che io vivo nella grande comunione della Chiesa e devo comunicare al mondo. Questo dono ci aiuta a percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi; a cogliere i segni dei tempi nell’oggi della storia, a impegnarci perchè ognuno di noi possa diventare segno vivo della presenza del Risorto nel mondo».
Su questi fondamenti si radicò la fede di Maria: accolse la parola dell’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell’obbedienza della sua dedizione (cfr Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il suo canto di lode all’Altissimo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cfr Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cfr Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cfr Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cfr Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici riuniti con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cfr At 1,14; 2,1-4).
Su questi fondamenti si radicò la fede degli Apostoli: lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita, l’amore, con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui furono fedeli testimoni.E affrontarono il martirio.
Su questi fondamenti si radicò la fede dei Discepoli: formarono la prima comunità raccolta intorno all’insegnamento degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia, mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità dei fratelli (cfr At 2,42-47).
Su questi fondamenti si radicò e si radica la fede dei Martiri: donarono e donano la loro vita, per testimoniare la verità del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande dell’amore con il perdono dei propri persecutori
Su questi fondamenti si radicò e si radica la fede degli uomini e delle donne che hanno consacrato la loro vita a Cristo: lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti (cfr Lc 4,18-19). Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati.
Su questi fondamenti si radica anche la nostra fede Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia:Gesù, nostro contemporaneo!!!
Attenzione, dunque, si tratta di accorgersi (consapevolezza!),prendere atto,decidersi. Il tempo si è fatto breve…diamo una occhiata di tanto in tanto alla nostra carta di indentità e acquisteremo sapienza
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Come ho già detto, l’inizio dell’Anno della fede coincide con il ricordo riconoscente del grande evento che ha segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII (11 ottobre 1962) per «trasmettere pura e integra la buona novella di Gesù, senza attenuazioni o travisamenti» Questo per leggere alla luce della Parola il nostro tempo nelle sue esigenze, nelle sue problematiche e nei suoi interrogativi esistenziali e approfondire l’intima natura della Chiesa (cfr Costituzione dogmatica Lumen gentium) e il suo rapporto con il mondo contemporaneo (cfr Costituzione pastorale Gaudium et spes). Resta, pertanto, di importanza decisiva rivisitare oltre le due Costituzioni sopra ricordate, le altre due Costituzioni, la Sacrosanctum Concilium e la Dei Verbum. Attorno a queste Costituzioni, , veri pilastri del Concilio, si raggruppano le Dichiarazioni e i Decreti, che affrontano alcune delle maggiori sfide del tempo.
Dopo il Concilio, la Chiesa si è impegnata nella recezione e nell’applicazione del suo ricco insegnamento, in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero. Per favorire la corretta recezione del Concilio, i Sommi Pontefici hanno più volte convocato il Sinodo dei Vescovi, istituito dal Servo di Dio Paolo VI nel 1965, proponendo alla Chiesa degli orientamenti chiari attraverso le diverse Esortazioni apostoliche post-sinodali. La prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nel mese di ottobre 2012, avrà come tema: La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.
Sin dall’inizio del suo Pontificato, anche Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente per una corretta comprensione del Concilio, ma ancora c’è molto lavoro da fare e forse questo anno di grazia ci darà una mano per la riproposta di certe verità
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In questo anno seguiremo il calendario della Chiesa universale (date e i luoghi degli eventi che vedranno la presenza di Benedetto XVI. Ne voglio ricordare tra i tanti solo alcuni : il 6 ottobre 2012, ad Assisi, nella città di san Francesco sarà organizzato un incontro di dialogo tra credenti e non credenti sul tema della fede;il 13 ottobre 2013, nella Città del Vaticano ci sarà la Celebrazione di una Giornata mariana alla presenza di tutte le associazioni mariane; il 24 novembre 2013, nella Città del Vaticano il Papa presiederà la celebrazione conclusiva dell’Anno della fede.);della Chiesa locale, delle nostre parrocchie…per vivere in comunione questo anno speciale e non perdere o sciupare questa ennesima occasione che ci viene offerta per riscoprire e rinvigorire l’alleanza col Signore.
Ora desidero proporre alla vostra attenzione e a me stessa alcune riflessioni che potrebbero accompagnarci in questo cammino che ci attende…e aiutarci, ad “entrare dentro” a questo evento più consapevolmente e portarne via frammenti di resurrezione.
Accostiamoci a Gv 13. Credo che questo capitolo contenga alcuni contenuti fondamentali della nostra fede.
Si tratta dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. Il clima di fondo è drammatico. Cenavano e il diavolo aveva già compiuto il suo lavoro con Giuda. Lo sfondo è il tradimento di un discepolo,ma, in realtà,si tratta ancora una volta dello scontro tra Gesù e il maligno.
Dice il testo:
1.Gesù,sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre…
L’ora di Gesù.(nozze di Cana Gv 2,1-12 e Gv 17).
Cosa è questa ora? Non va intesa in senso cronologico, ma teologico: l’ora è l’unico motivo per cui G. è venuto al mondo: passare da questo mondo al Padre. Anche l’uomo è venuto sulla terra per vivere l’ora di Gesù…Tutta la nostra vita è dentro l’ora di Gesù: passare dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della terra promessa, dalla legge allo Spirito, dalle tenebre alla luce…siamo quotidianamente immersi dentro la spiritualità dell’Esodo…quello dell’esodo è il cammino proposto ad ogni credente. E nell’Ora di Gesù, l’Ora di Maria, l’Ora della Madre, l’ora di ciascuno di noi.
2…dopo avere amato i suoi, li amò fino alla fine…
L’amore è il contenuto dell’Ora e Il passaggio dal mondo al Padre è frutto di un amore infinito…sino alla fine, per sempre…è una forte provocazione per noi, oggi che viviamo la cultura dell’istante (hic et nunc!)…
In questo amore fino alla fine è presente il concetto di amore eterno, ma anche un concetto di qualità diversa( la natura) dell’amore.
Il nostro è un amore fatto di slanci,emozioni,egoismi e la paura il più delle volte mina il rapporto di continuità. L’amore è dono libero della propria persona,è dono reciproco di persone. E Gesù ci insegna che nel momento dell’ora ,nella morte, sta il vertice di una vita donata…contro ogni istinto di conservazione, di comodità, di sicurezza,di ragionevolezza…così è nell’Eucarestia. Ma certamente questo significa portarci dietro e dentro il mistero e l’oscurità.
Li amò fino alla fine,cioè fino a quando i suoi non avrebbero raggiunto il loro vertice, la loro piena realizzazione
3….sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani…che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti…preso un asciugatoio,se lo cinse attorno alla vita…poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli…e ad asciugarli con l’asciugatoio…
“…tutto nelle mani…”: Gesù ha tutta la potenza di Dio a disposizione…ma non compie gesti clamorosi, non dà segni concreti di potenza…tutto nelle sue mani…per donare senza nulla tenere per sé attraverso gesti di debolezza…come afferrare l’asciugatoio,una brocca d’acqua,un catino per lavare i piedi dei discepoli e asciugarli.
Abbiamo letto questo passo il più delle volte nell’ottica dell’umiltà e del servizio come stile da assumere nella nostra vita e nella relazione reciproca, ed è corretto,ma qui c’è qualcosa di più. Pietro non comprende questo gesto del Maestro e vuol sottrarsi ad esso. Ma Gesù :” se non ti laverò, non avrai parte con me”: Gesù è chiaro:essere lavato da Lui significa essere parte con Lui.
E allora? Gesù, lavando i discepoli, li immerge nella vita nuova, nella vita di Dio ( l’acqua è simbolo dello Spirito, della vita:l’acqua del battesimo-sangue e acqua dal costato di Cristo…samaritana…): ma questo non è sforzo nostro, solo Cristo può compiere questo gesto;lavando i discepoli (avere parte con Lui), Cristo dona la sua ora (passare dal mondo al Padre) ai discepoli, a ciascuno di noi…mette tutto nelle loro e nostre mani…ma, noi ne abbiamo consapevolezza? Ce ne rendiamo conto? Spesso ci comportiamo come Pietro: rifiutiamo…perché? perchè l’atto più difficile è accettare questo dono della salvezza…perchè non è opera nostra, ma dello Spirito e noi, in fondo in fondo, pensiamo di poterci salvare da soli. Noi ci tiriamo indietro con i nostri comportamenti più turpi (il tradimento,la vigliaccheria,il calcolo,l’indifferenza,l’estraneità…), ma Lui non viene meno: li amò sino alla fine.
4….poi disse loro:” Sapete cosa vi ho fatto?Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io,il Maestro e il Signore, ho lavato i vostri piedi. anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi … vi do un comandamento nuovo, che vi amiate l’un l’altro… come io ho amato voi,così amatevi anche voi gli uni gli altri…da questo sapranno che siete miei discepoli…”
I discepoli (anche noi col Battesimo) lavati nascono come uomini nuovi,abilitati a fare quello che ha fatto Gesù e ad amministrare i suoi beni, primo fra i quali scambiarsi il dono della salvezza e trasmetterlo agli altri nelle realtà e attraverso le realtà di questo mondo. ; nasce una comunità nuova di liberati che, radicata sulla presenza del Cristo risorto, è caratterizzata dalla reciprocità dell’amore (Trinità).
I carismi, i doni, i talenti, datici dal Padre, sono anche per noi, ma soprattutto sono per la comunione e l’edificazione della comunità. Se capissimo questo…quanto malessere in meno ci sarebbe…anche in mezzo a buoni cristiani…le gelosie, le invidie,il desiderio di sopraffazione, i conflitti …se comprendessi che il dono del mio fratello non è contro di me, ma è per me, per la mia salvezza…vivremmo il “già” del Regno di Dio su questa terra.
Buttiamoci a pieno cuore in questa nuova avventura dell’amore di Dio, non abbiamo paura…santa Maria,madre del buon cammino, ci accompagnerà con tenerezza e ancora una volta ci dirà:” Fate quello che vi dirà! AUGURI!