battesimo
§024#. Il Vangelo non parla della fanciullezza di Gesù, ma ci racconta alcuni avvenimenti della sua adolescenza e giovinezza. Matteo colloca questo periodo della giovinezza del Signore tra due eventi: il ritorno della sua famiglia a Nazaret, dopo il tempo di esilio, e il suo battesimo nel Giordano, dove ha iniziato la sua missione pubblica. Le ultime immagini di Gesù bambino sono quella di un piccolo rifugiato in Egitto (cfr Mt 2,14‑15) e poi quella di un rimpatriato a Nazaret (cfr Mt 2,19‑23). Le prime immagini di Gesù giovane‑adulto sono quelle che ce lo presentano tra la folla accanto al fiume Giordano, venuto per farsi battezzare da suo cugino Giovanni il Battista come uno dei tanti del suo popolo (cfr Mt 3,13‑17).
§025#. Quel battesimo non era come il nostro, che ci introduce alla vita della grazia, bensì è stata una consacrazione prima di iniziare la grande missione della sua vita. Il Vangelo dice che il suo battesimo è stato motivo della gioia e del beneplacito del Padre: "Tu sei il Figlio mio, l'amato" (Lc 3,22). Immediatamente Gesù è apparso ricolmo di Spirito Santo ed è stato condotto dallo Spirito nel deserto. In questo modo, era pronto per andare a predicare e a fare prodigi, per liberare e guarire (cfr Lc 4,1‑14). Ogni giovane, quando si sente chiamato a compiere una missione su questa terra, è invitato a riconoscere nella sua interiorità quelle stesse parole che Dio Padre gli rivolge: "Tu sei mio figlio amato".
§267#. Per coloro che non sono chiamati al matrimonio o alla vita consacrata, occorre ricordare sempre che la prima e più importante vocazione è la vocazione battesimale. Le persone non sposate, anche non per scelta, possono diventare in modo particolare testimoni di tale vocazione nel loro cammino di crescita personale.
discepoli
§031#. Gesù non illumina voi, giovani, da lontano o dall'esterno, ma partendo dalla sua stessa giovinezza, che egli condivide con voi. È molto importante contemplare il Gesù giovane che ci mostrano i Vangeli, perché Egli è stato veramente uno di voi, e in Lui si possono riconoscere molti aspetti tipici dei cuori giovani. Lo vediamo, ad esempio, nelle seguenti caratteristiche: "Gesù ha avuto una incondizionata fiducia nel Padre, ha curato l'amicizia con i suoi discepoli, e persino nei momenti di crisi vi è rimasto fedele. Ha manifestato una profonda compassione nei confronti dei più deboli, specialmente i poveri, gli ammalati, i peccatori e gli esclusi. Ha avuto il coraggio di affrontare le autorità religiose e politiche del suo tempo; ha fatto l'esperienza di sentirsi incompreso e scartato; ha provato la paura della sofferenza e conosciuto la fragilità della Passione; ha rivolto il proprio sguardo verso il futuro affidandosi alle mani sicure del Padre e alla forza dello Spirito. In Gesù tutti i giovani posso
§153#. L'amicizia è così importante che Gesù stesso si presenta come amico: "Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici" (Gv 15,15). Per la grazia che Egli ci dona, siamo elevati in modo tale che siamo veramente suoi amici. Con lo stesso amore che Egli riversa in noi, possiamo amarlo, estendendo il suo amore agli altri, nella speranza che anch'essi troveranno il loro posto nella comunità di amicizia fondata da Gesù Cristo.[80] E sebbene Egli sia già pienamente felice da risorto, è possibile essere generosi con Lui, aiutandolo a costruire il suo Regno in questo mondo, essendo suoi strumenti per portare il suo messaggio, la sua luce e soprattutto il suo amore agli altri (cfr Gv 15,16). I discepoli hanno ascoltato la chiamata di Gesù all'amicizia con Lui. È stato un invito che non li ha costretti, ma si è proposto delicatamente alla loro libertà: "Venite e vedrete", disse loro, ed essi "andarono e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui" (Gv 1,39).Dopo quell'incontro, intimo e inaspettato…
§156#. Così è possibile arrivare a sperimentare un'unità costante con Lui, che supera tutto ciò che possiamo vivere con altre persone: "Non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20). Non privare la tua giovinezza di questa amicizia. Potrai sentirlo al tuo fianco non solo quando preghi. Riconoscerai che cammina con te in ogni momento. Cerca di scoprirlo e vivrai la bella esperienza di saperti sempre accompagnato. È quello che hanno vissuto i discepoli di Emmaus quando, mentre camminavano e conversavano disorientati, Gesù si fece presente e "camminava con loro" (Lc 24,15). Un santo diceva che "il cristianesimo non è un insieme di verità in cui occorre credere, di leggi da osservare, di divieti. Così risulta ripugnante. Il cristianesimo è una Persona che mi ha amato così tanto da reclamare il mio amore. Il cristianesimo è Cristo".[82]
§236#. La pastorale giovanile, quando smette di essere elitaria e accetta di essere "popolare", è un processo lento, rispettoso, paziente, fiducioso, instancabile, compassionevole. Nel Sinodo è stato proposto l'esempio dei discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13‑35), che può essere anche modello di quanto avviene nella pastorale giovanile.
§237#. "Gesù cammina con i due discepoli che non hanno compreso il senso della sua vicenda e si stanno allontanando da Gerusalemme e dalla comunità. Per stare in loro compagnia, percorre la strada con loro. Li interroga e si mette in paziente ascolto della loro versione dei fatti per aiutarli a riconoscere quanto stanno vivendo. Poi, con affetto ed energia, annuncia loro la Parola, conducendoli a interpretare alla luce delle Scritture gli eventi che hanno vissuto. Accetta l'invito a fermarsi presso di loro al calar della sera: entra nella loro notte. Nell'ascolto il loro cuore si riscalda e la loro mente si illumina, nella frazione del pane i loro occhi si aprono. Sono loro stessi a scegliere di riprendere senza indugio il cammino in direzione opposta, per ritornare alla comunità, condividendo l'esperienza dell'incontro con il Risorto".[129]
§269#. Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall'aiuto degli altri. Questo non va bene, perché "il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev'essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze".[149] Ne consegue che "la spiritualità cristiana, insieme con lo stupore contemplativo per le creature che troviamo in san Francesco d'Assisi, ha sviluppato anche una ricca e sana comprensione del lavoro, come possiamo riscontrare, per esempio, nella vita del beato Charles de Foucauld e dei suoi discepoli".[150]
§292#. La prima sensibilità o attenzione è alla persona. Si tratta di ascoltare l'altro che ci sta dando sé stesso nelle sue parole. Il segno di questo ascolto è il tempo che dedico all'altro. Non è una questione di quantità, ma che l'altro senta che il mio tempo è suo: il tempo di cui ha bisogno per esprimermi ciò che vuole. Deve sentire che lo ascolto incondizionatamente, senza offendermi, senza scandalizzarmi, senza irritarmi, senza stancarmi. Questo ascolto è quello che il Signore esercita quando si mette a camminare accanto ai discepoli di Emmaus e li accompagna per un bel pezzo lungo una strada che andava in direzione opposta a quella giusta (cfr Lc 24,13‑35). Quando Gesù fa come se dovesse proseguire perché quei due sono arrivati a casa, allora capiscono che aveva donato loro il suo tempo, e a quel punto gli regalano il proprio, offrendogli ospitalità. Questo ascolto attento e disinteressato indica il valore che l'altra persona ha per noi, al di là delle sue idee e delle sue scelte di vita.
§296#. Perciò, quando uno ascolta l'altro in questo modo, a un certo punto deve scomparire per lasciare che segua la strada che ha scoperto. Scomparire come scompare il Signore dalla vista dei suoi discepoli, lasciandoli soli con l'ardore del cuore, che si trasforma in impulso irresistibile a mettersi in cammino (cfr Lc 24,31‑33). Al loro ritorno nella comunità, i discepoli di Emmaus riceveranno la conferma che il Signore è veramente risorto (cfr Lc 24,34).