Dalla Esortazione apostolica CRISTO VIVE di Papa Francesco ai Giovani e a tutto il popolo di Dio
§013#. Gesù, l'eternamente giovane, vuole donarci un cuore sempre giovane. La Parola di Dio ci chiede: "Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova" (1 Cor 5,7). Al tempo stesso, ci invita a spogliarci dell'"uomo vecchio" per rivestirci dell'uomo "nuovo" (cfr Col 3,9.10).[1] E quando spiega cosa significa rivestirsi di quella giovinezza "che si rinnova" (v. 10), dice che vuol dire avere "sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro" (Col 3,12‑13). Ciò significa che la vera giovinezza consiste nell'avere un cuore capace di amare. Viceversa, ad invecchiare l'anima è tutto ciò che ci separa dagli altri. Ecco perché conclude: "Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto" (Col 3,14).
§014#. Notiamo che a Gesù non piaceva il fatto che gli adulti guardassero con disprezzo i più giovani o li tenessero al loro servizio in modo dispotico. Al contrario, chiedeva: "Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane" (Lc 22,26). Per Lui, l'età non stabiliva privilegi, e che qualcuno avesse meno anni non significava che valesse di meno o che avesse meno dignità.
§018#. (Invece,) nel Vangelo di Matteo appare un giovane (cfr Mt 19,20.22) che si avvicina a Gesù per chiedere di più (cfr v. 20), con quello spirito aperto tipico dei giovani, alla ricerca di nuovi orizzonti e grandi sfide. In realtà, il suo spirito non era così giovane, perché si era già aggrappato alle ricchezze e alle comodità. Con la bocca affermava di volere qualcosa di più, ma quando Gesù gli chiese di essere generoso e di distribuire i suoi beni, si rese conto che non era capace di staccarsi da ciò che possedeva. Alla fine, "udita questa parola, il giovane se ne andò, triste" (v. 22). Aveva rinunciato alla sua giovinezza.
§154#. L'amicizia con Gesù è indissolubile. Egli non ci abbandona mai, anche se a volte sembra stare in silenzio. Quando abbiamo bisogno di Lui, si lascia trovare da noi (cfr Ger 29,14) e sta al nostro fianco dovunque andiamo (cfr Gs 1,9). Perché Egli non rompe mai un'alleanza. A noi chiede di non abbandonarlo: "Rimanete in me e io in voi" (Gv 15,4). Ma se ci allontaniamo, "Egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso" (2 Tm 2,13).
§294#. La terza sensibilità o attenzione consiste nell'ascoltare gli impulsi che l'altro sperimenta "in avanti". È l'ascolto profondo di "dove vuole andare veramente l'altro". Al di là di ciò che sente e pensa nel presente e di ciò che ha fatto nel passato, l'attenzione è rivolta a ciò che vorrebbe essere. A volte questo richiede che la persona non guardi tanto ciò che le piace, i suoi desideri superficiali, ma ciò che è più gradito al Signore, il suo progetto per la propria vita che si esprime in un'inclinazione del cuore, al di là della scorza dei gusti e dei sentimenti. Questo ascolto è attenzione all'intenzione ultima, che è quella che alla fine decide la vita, perché esiste Qualcuno come Gesù che comprende e apprezza questa intenzione ultima del cuore. Per questo Egli è sempre pronto ad aiutare ognuno a riconoscerla, e per questo gli basta che qualcuno gli dica: "Signore, salvami! Abbi misericordia di me!".
§083#. Nei giovani troviamo anche, impressi nell'anima, i colpi ricevuti, i fallimenti, i ricordi tristi. Molte volte "sono le ferite delle sconfitte della propria storia, dei desideri frustrati, delle discriminazioni e ingiustizie subite, del non essersi sentiti amati o riconosciuti". "Ci sono poi le ferite morali, il peso dei propri errori, i sensi di colpa per aver sbagliato".[38] Gesù si fa presente in queste croci dei giovani, per offrire loro la sua amicizia, il suo sollievo, la sua compagnia risanatrice, e la Chiesa vuole essere il suo strumento in questo percorso verso la guarigione interiore e la pace del cuore.