Quinta Domenica del Tempo Ordinario (9.2.2014). (clicca, a fine articolo, per l'ascolto della lettura automatica).
Abbiamo ascoltato la parola del Signore.
Il profeta Isaia ci invita alla sincerità del nostro rapporto con Dio che include necessariamente anche il rapporto con i fratelli. Egli gradisce, dei nostri doni non la carta della confezione ma soprattutto il dono stesso, quello che c’è dentro. Molte volte i pacchi luccicano di fuori sono belli ma dentro sono vuoti. Le nostre pratiche preghiere cerimonie sono belle e utili se contengono una buona sostanza. Non solo parole e sentimenti ma carità fraterna, solidarietà, giustizia, equità, misericordia, perdòno e accoglienza… Ma è vero che anche il dono va ben presentato, con una bella confezione vale di più.
Siamo invitati ad avere una pratica religiosa accompagnata dalla concretezza della carità solidale.
Anche San Paolo nella seconda lettura ci invita alla essenzialità: io vi ho presentato non le parole difficili ma innanzitutto Cristo, e Cristo crocifisso. Non è discorsi sublimi e complicati sofisticati astrusi appartenenti addirittura a magia superstizione tutte cose nebulose… Al centro c’è Gesù, uomo come noi e Dio che ci ama fino ad donarsi completamente del sacrificio della croce.
Anche oggi succede di trovare predicazioni astruse, astrali, esotiche, “orientaleggianti” e… complicate. Il nostro fondamento è concreto, Cristo, uomo della storia, crocifisso e risorto. Un Gesù che non solo ha detto e insegnato ma che soprattutto ha fatto. Anzi! Fece e disse! E’ qui la bellezza della nostra fede concreta, che si fonda sull’esempio e la parola di Gesù. Egli è Dio e anche, in tutto, è simile a noi. La nostra è una religione fatta di sentimenti, preghiere, riti e cerimonie - questa è la confezione - ma soprattutto di coerente vita buona, la vita di veri discepoli e amici di Gesù.
Il Vangelo di questa domenica (ho letto anche Avvenire) ci trasmette gioia e riscalda la nostra buona volontà. Gesù ci dice: “Voi, voi siete sale della terra e luce del mondo, voi…”. Questi due simboli, sale e luce, sono proprio donati a noi. Quale grande dono, quale grande dignità sentirsi dire da Cristo, perché lui è veramente il sale e la luce del mondo, che anche noi lo siamo! Ci riempie di gioia. Non dice: “dovete essere e diventare sale e luce…”. Ma dice: “voi, voi siete”. Così prendiamo coscienza non solo dell’impegno e del dovere, ma anche e soprattutto del dono che il Signore ci ha fatto, e continua a farci ogni giorno. Che meraviglia! Noi possiamo aiutare il mondo a ritrovare e a vivere il senso della vita, possiamo dare al mondo la certezza indispensabile del senso della vita, tanto necessario e ricercato e così spesso non riconosciuto. Quante volte sentiamo dire: “tutto questo è privo di senso”. Noi, per la nostra fede, questo senso della vita ce lo abbiamo, anche nei momenti duri sappiamo che un senso c’è, misterioso ma vero, perché Cristo è con noi.
Ieri ho fatto il giretto del primo venerdì per i malati e quanta sofferenza c’è in molte case, e quanta ricerca di senso, quanti “perché?”. Nel catechismo anche i bambini chiedono: “perché nel mondo c’è il male, perché c’è la cattiveria, perché c’è il dolore?”. Non è facile rispondere subito ed in due parole… Ma ecco, il Signore ci sostiene. E noi stessi siamo chiamati a sostenere i nostri fratelli con la parola, con la vicinanza, con la solidarietà, con un po’ di tempo donato, con l’aiuto concreto. E sempre, almeno, con la preghiera, preghiera sincera e aperta alla disponibilità per l’aiuto.
Siamo chiamati a portare qualche cosa di profondo, di saggio, di eterno in un mondo spesso fatto di sole chiacchiere, di tante chiacchiere.
Non nascondiamoci come cristiani. Non nascondiamo Gesù!
Potreste dire: - Non ci mostriamo per umiltà… Non ci piace metterci in vista, non ci piace salire sul piedistallo… Ma è Gesù stesso che ce lo chiede e, da par suo, dice chiaramente: “vedano le vostre opere buone e diano gloria…” A chi? A chi la gloria? La gloria non a noi stessi, ma a Dio che è nei cieli! Mostriamo, dunque, opere buone, parole buone e sagge e cristiane, ma non chiediamo la medaglia! La gioia del dono da noi dato e ricevuto dai fratelli spinga noi ed i nostri fratelli insieme a lodare e benedire il Signore.
Ho sentito oggi -forse lo riporto in forma imprecisa- che è stata messa all’asta la macchina di papa Francesco quando era in Argentina… Un sacco di soldi (curioso come la gente si attivi!…). Il Papa è messo in luce, ma non per se stesso, bensì per il Signore… Ha donato alla Caritas, per i poveri; messo in luce, ma non per se stesso.
Così non nascondiamo le nostre opere buone, non per guadagnarci noi umanamente, ma perché “ci guadagni il Signore”, che certo ci ricompenserà…
Ricordiamo queste parole belle di Gesù. Noi cristiani, discepoli di Gesù, siamo questo dono di Dio per il mondo. Siamo indispensabili per la vita del mondo. Non nascondiamoci, non nascondiamo Gesù, non vergogniamoci di lui…
Non nascondiamo questo tesoro ai nostri figli e nipoti. È questo il regalo più bello che possiamo donare loro: sono pieni di tante cose, di tante macchinette, e anche macchinoni talvolta, pieni di tante parole, ma spesso vuoti di saggezza, privi proprio di quello che serve di più e per sempre. Hanno bisogno soprattutto di Cristo. Non nascondiamolo! Troviamo i modi semplici e gioiosi per illuminarli senza imporre, ma -come si dice- con la santa pazienza, ritornando alla carica se ci hanno delusi… Non lasciamoci impressionare da chi ci prende in giro, ci emargina, tenta di silenziarci! Ci riprendiamo dallo sconcerto che può prenderci “a botta calda” e… ricominciamo con perseveranza. Essere sale e luce significa essere consapevoli della nostra missione educativa, non dobbiamo rinunziarvi. E attenti ai cattivi maestri di strada, presenti anche nei posti di responsabilità.
Con l’esempio innanzitutto, ma anche con la parola: sale e luce. Gesù ci dona questa vocazione, questa missione, e ci aiuta con il suo Spirito a svolgerla. Cominciamo sempre con la preghiera.
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