Dentro la Parola

Io sono la risurrezione e la vita

V Domenica di Quaresima

 

Abbiamo ascoltato il Vangelo di Lazzaro risuscitato da Gesù. Risuscitato significa che Lazzaro, morto, ritorna in vita per il miracolo compiuto da Gesù. La sua però è una risuscitazione, non è la risurrezione: Lazzaro ritorna in vita nella stessa condizione di prima e morì, non si sa quando, una seconda volta… La risurrezione, invece, dona una vita nuova, spiritualizzata, non più soggetta alla morte, al dolore…

Grande e stupendo miracolo questo di Lazzaro,  ma più grande è la risurrezione di Gesù e, un giorno, quella finale di Lazzaro stesso e, grazie Dio, anche la nostra.

Questo miracolo, a 15 giorni dalla Pasqua, ci invita a considerare il significato della risurrezione. Tra morte e vita, come per il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, noi non ci fermiamo alla tristezza del mezzo vuoto: la sola parola morte ci terrorizza, e giustamente! Non ci fermiamo al "mezzo vuoto" anche perché la liturgia, la parola e la presenza reale di Gesù in mezzo a noi ci immergono completamente nel mare della vita, della luce, dell’amore di Dio che ci disseta donandoci, qui ed ora, il senso pieno del mistero del nostro destino.

In queste ultime tre domeniche abbiamo preso parte a tre incontri di Gesù che ci rivelano la sua divina profondità.

 

***Gesù disseta e sazia il nostro desiderio di infinito: la samaritana al pozzo di Giacobbe. “Quando verrà, il Messia ci spiegherà tutto…”. “Il Messia sono io che parlo con te”.  Gesù è il pane di vita, nostro cibo e bevanda.

 

***“Credi tu nel figlio dell’uomo?”. “Il Messia sono io che parlo con te”, dice Gesù al cieco cui ha donato la vista, la luce della fede. Gesù è la luce del mondo.

 

***“Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno. Credi tu questo?”. “Io credo, Signore, che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che deve venire nel mondo” dice Marta a Gesù oggi in questo Vangelo…

Gesù è la nostra vita, è tutto!

Questo odierno miracolo è innanzitutto per gli amici di Gesù, Marta (sempre la più attiva!), Maria e Lazzaro. Per gli altri amici. Per tutti i Giudei… Molti dei quali, non tutti!, credettero in lui.

Ma è soprattutto per noi, se oggi e qui riscopriamo e adoriamo con la mente, il cuore e il nostro fermo proposito la sua divinità.

Anche con le altre letture Cristo stesso ci richiama, ora, a risorgere, a riprendere fiato, a rianimarci, a camminare con gioia, speranza, entusiasmo, buona volontà, fantasia, creatività…

Qui ed ora... Grazie, Gesu, mio Signore e mio Dio!

 

Tutto possiamo in Cristo nostra vita, nostra forza!

Non lasciamoci dunque bloccare da Lazzaro morto, ma dalla gioia per Lazzaro tornato in vita e fissiamo lo sguardo ed il cuore su Cristo acqua, luce e fonte e forza della nostra vita. Egli è il Salvatore nostro e di tutta l’umanità, i nostri fratelli e tutti i popoli dal Polo Nord al Polo Sud, passando per l’Italia, per l’Africa e per ogni villaggio e città dl mondo…

Sia la Pasqua la nostra nuova primavera, di vita e vitalità nuove, per noi, per i nostri cari, per il nostro paese, fino... al Giappone, alla Cina e all’Argentina di papa Francesco…

Riscopriamo con amore, stupore, ammirazione, il nostro Gesù, studiando di capire come possiamo metterci accanto a Lui per la pace, il rispetto reciproco, la bellezza della collaborazione, la gioia di sentirci e di essere utili.

Ritroviamoci in Lui famiglia e popolo di Dio e tra noi suoi fratelli.

Con affetto Dio si rivolge a noi chiamandoci: “popolo mio!”…

Gesù si commuove, piange per l’amico Lazzaro. Dio ci ama. E non solo individualmente ma anche come popolo, comunità, persone reciprocamente responsabili.

 

Risorgiamo dunque presto, innanzitutto come cristiani, come popolo di Dio, come fratelli, come figli  di Dio attenti alla sua parola, e a quella del suo Vicario, anche nella vita sociale. Chi più ha, più doni! 

Alziamoci, partiamo, facciamo qualche cosa… Ecco la nostra quotidiana risurrezione di questa settimana.

  Con la forza del suo Santo Spirito.

Sono andato. Mi sono lavato. Ora ci vedo.

Abbiamo ascoltato questo lungo, lunghetto, Vangelo di Giovanni, molto bello, che si riallaccia a quello della domenica scorsa, l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe. L’acqua zampillante per la vita eterna era al centro, come oggi c’è il vedere, la luce.

Soprattutto è identica la conclusione dei due incontri: “io sono il Messia, il figlio dell’uomo, promesso da Dio per mezzo dei profeti; sono io che parlo con te”.

E Gesù è come costretto a rivelare l’adempimento di questa grande attesa del Messia a stranieri, gente emarginata e non invece - come sarebbe da aspettarci -  alla propria comunità, ai propri amici, ai suoi. Che oggi siamo noi… Invece si rivolge quasi per forza a una donna samaritana, donna, religiosamente e politicamente lontana, di una moralità non proprio esemplare e ad un cieco nato, ritenuto disprezzato da Dio, mendicante… (E questo atteggiamento è ricorrente nei Vangeli, con la stalla di Betlemme, i pastori, a Nazarerth, il buon samaritano……).

Questione di FEDE, innanzitutto.

“Credi tu nel Messia, il figlio dell’uomo, promesso dai profeti?  Sono io, Gesù, che ti ho donato la vista e parlo con te”.

“Credo Signore!” rispose il cieco guarito e si prostrò innanzi a Gesù come la samaritana corse a dire nel suo villaggio: “forse il Messia è qui”.

Riguarda noi e ci domandiamo, preoccupati, perché “i credenti” non credono e i non credenti sono spesso più sensibili? I farisei e gli scribi erano addentro alla fede, erano religiosi ma non vedevano subito la bellezza della guarigione che Gesù aveva compiuto donando la vista fisica al cieco, a una creatura umana. Si fermano invece a lungo, e noiosamente, a condannare Gesù perché in giorno di sabato ha lavorato contro il precetto materiale del riposo festivo senza capirne, vederne, il senso sostanziale di amore. Qui è la loro - e talvolta nostra - cecità, speriamo non inguaribile.

Un ebreo tradizionale non alza la cornetta del telefono in giorno di sabato; un cristiano tradizionale non capisce il senso della astinenza del venerdì di Quaresima dal mangiare carne… E’ ora di aprire gli occhi, capire, legge e spirito, con sincerità.

Questi Vangeli dobbiamo leggerli un po’ contro di noi, anche se Gesù non va contro nessuno, però con parole e fatti chiarissimi vuole risvegliarci, aprirci ad un rapporto vivo di figli verso Dio Padre, non di schiavi verso un padrone. E verso gli altri non come cose ma come fratelli, consanguinei in Dio.

E’ ancora la domanda: chi è Gesù, da dove viene. Ci chiediamo: chi è Gesù veramente per me? Chi è Gesù veramente nella santa Chiesa, nel popolo di Dio?

 

Come popolo di Dio noi abbiamo tradito la confidenza e l’amore di Dio nei nostri confronti. La risposta libera, non da schiavi, si è trasformata in disprezzo: la preghiera, la vita di fede, la partecipazione alla messa festiva, il senso della domenica (lavoro, divertimento, carità, cultura…) è stato del tutto tradito, travisato, messo all’ultimo posto… Il popolo di Dio non vede più Dio. Ha bisogno di luce, della vista. È diventato cieco, sordo, paralitico…

Gesù ci ha insegnato a osservare il sabato con amore e libertà: noi abbiamo trasformato la domenica non nel giorno di Dio ma nel giorno senza Dio. Penso ai ragazzi specialmente, sballottolati anche la domenica a gare, stadi, attività e cose varie senza un riferimento a Dio, alla messa, alla comunità cristiana, alla carità…

Ma oggi non c’è una liturgia di tristezza, di rimprovero, ma di gioia… “Rallegrati Gerusalemme, popolo di Dio!” Sono le prime parole del nostro incontro vero oggi con Gesù qui presente in mezzo a noi… Ma possiamo rallegrarci? Non siamo diventati ciechi alla luce della fede? San Paolo ci esorta: svégliati e Gesù ti illuminerà. Risorgiamo non solo individualmente ma come popolo di Dio nella fede e nella carità operosa orientandoci a Cristo alla luce del suo Vangelo da riportare nel mondo. Rispondiamo nella vita alla domanda: chi è Gesù? Come Gesù illumina ed ispira la mia vita, la nostra vita, anche sociale, economica, affettiva, politica, di relazione… Insomma Cristo illumina cioè influisce o no nelle nostre scelte, nei nostri progetti nei nostri desideri nelle nostre attività?

 

Intanto ringraziamo il Signore Gesù, in questo nostro incontro con lui. Chiediamogli che ci illumini la mente e ci riscaldi il cuore.

Noi ti ringraziamo Gesù perché ci hai chiamato ad essere qui. Aiutaci ad imitare il cieco nato nei suoi tre momenti: camminare, lavarsi (e pensiamo alla Confessione con Papa Francesco) e la gioia del vedere. “Sono andato, mi sono lavato, ora ci vedo”.  

Aiutaci ad aprire gli occhi con speranza, a rinascere, a vivere profondamente la nostra primavera fino alla gioia profonda della Pasqua ormai vicina. Nei sentimenti, nella preghiera, del perdono, nelle opere di carità, con fiori e frutti…

 

Sono parole astratte, non pratiche? Che cosa dobbiamo fare? Individualmente a prenderci al Signore e comunitaria mente ricostruendo il tessuto ecclesiale, insieme, per vivere e fare anche cose grandi e importanti, cominciando da noi stessi, nelle nostre case, nel nostro paese, fino… alla salvezza del mondo. E il lavoro non manca!

Ringraziamo il Signore nella speranza, sapendo comunque che Gesù è il buon pastore, e con lui non manchiamo di nulla.

III di Quaresima - Allenarsi è risposta d'amore serio.

 

Ci inoltriamo nel tempo della Quaresima, e camminiamo più velocemente, con maggiore impegno, verso il traguardo della Pasqua.

 

Oggi riviviamo il meraviglioso incontro di Gesù con la donna samaritana presso il pozzo di Giacobbe. È un momento di rivelazione, Gesù parla e la donna (che ci rappresenta) fa delle scoperte essenziali alla sua vita, assetata di felicità.

 

Non dobbiamo temere, perché Gesù ha scelto volutamente non una santa, anzi ha scelto una donna religiosamente e anche socialmente nemica: una samaritana. Se l’atteggiamento di Gesù verso di lei e così amichevole e aperto quanto più lo sarà verso di noi - ce lo ricorda San Paolo -battezzati, cresima atti, sposati, abbastanza fedeli…

 

Ma l’importante è che almeno un passettino lo abbiamo già fatto o, perlomeno, decidiamo adesso di farlo perché la nostra Quaresima sia una vera preparazione alla Pasqua cristiana. O no? Che cosa decidete?

 

L’incontro è davvero straordinario. A questa donna, nemica, samaritana, non proprio santa, Gesù confida, cioè rivela: “il Messia, il figlio di Dio, il Cristo Salvatore del mondo atteso da secoli, sono io che parlo con te”. Come avrebbe parlato un prete, un sacerdote, a una donna così? Papa Francesco ci sta aprendo gli occhi e la mente. Gesù non solo non condanna ma ama i lontani e va in cerca e li chiama amorevolmente.

 

Questa donna, come le donne della Pasqua, riceve per prima la grande notizia: il Messia è giunto. E diventa la prima apostola, missionaria, catechista di Gesù.

 

Lei non è santa ma assetata di felicità e di amore. E questa sete profonda e al centro di questo nostro reale incontro con Gesù. Perché né io né voi stiamo raccontando cose del passato, ma stiamo vivendo realmente questo incontro con il Signore… 

 

Ma voi avete sete, avete fame, o siete già sazi e dissetati?

 

Avete fiducia e speranza che Gesù, ora, qui, attorno all’altare come il pozzo di Giacobbe, possa donarci un bicchiere d’acqua fresca, pura?

 

Avete fiducia e speranza il desiderio che quest’acqua, come un bagno una doccia ci tonifichi? Per Pasqua vogliamo essere come delle persone nuove, rinate con, risorte a una vita delle beatitudini, della generosità, della solidarietà, del perdono, della delicatezza della preghiera con il Signore, non una preghiera burocratica ma un colloquio come di figli con il padre e la madre… E attenti alle necessità, specialmente quelle più nascoste, dei nostri cari e di tutti i nostri fratelli…

 

Quest’acqua donata da Gesù continua il dono del Battesimo…. Diventiamo sempre più discepoli simili al proprio Maestro.

 

Ripeto: verifichiamo se c’è in noi almeno questa sete di Dio, il desiderio del Dio vivente: “come la cerva anela ai corsi d’acqua così l’anima mia anela a te o Dio!”.

 

Certo il cammino non è facile, quasi mai. Come per gli Ebrei, nostri antichi fratelli, nel loro esemplare cammino dei 40 anni nel deserto - della vita! - verso la libertà.

 

Ma dobbiamo capire che il deserto dell’Esodo è inevitabile, serve per scoprire per ESPERIENZA l’unico  Dio, i propri fratelli, per IMPARARE ad essere un REALE popolo solidale, per scoprire COME “FUNZIONA” LA Provvidenza di Dio, e LEGARSI RESPONSABILMENTE  a Lui con IL patto, l’alleanza...

 

Nelle difficoltà, allora come oggi, c’è chi rimpiange la schiavitù: si stava meglio quando era peggio… Non c’era libertà, ma il pane era quasi sicuro… Si ribellano a Mosé, “Ci hai portato a morire di sete in questo deserto. Dov’è questo Dio di cui parli? Facciamoci un Dio visibile…” E fanno il vitello d’oro, gli idoli che solleticano i sensi e le apparenze, idoli che sono falsità e imbroglio-placebo, surrogati, diremmo “made in China”, come imitazioni di qualità consapevolmente scadente.  Sono i falsi valori, le nostre illusioni, sogni impossibili, mancanza di volontà e di impegno

 

Benedetta Quaresima se riscopriamo l’acqua limpida di sorgente, la nostra semplice meravigliosa grandezza dell’animo, non solo per me ma per con noi…

 

È il tempo in cui impariamo a farci guidare non da “quello che mi piace” (e sono i sette vizi capitali). Ma anche “umanamente” si apprezza l’uomo “di sacrificio”, capace di uscire da se stesso per vivere con gli altri, essere utile, servire a qualcosa… Il campo delle virtù. Non servi del mi piace ma servi per amore.

 

Mi piace la superbia: comando io; è più bella l’umiltà.

 

Mi piace essere avaro: tutto per me, e per te solo gli scarti; è più bella la generosità. Viva la libertà della lussuria: ossessione del sesso comunque; vale di più il pudore, il rispetto della bellezza e della persona, uomo o donna.

 

Viva la libertà scatenata nell’ira: metto a tacere agli altri con la forza bruta, come va, va; è meglio non abdicare mai all’uso della ragionevolezza, della mediazione senza provocare danni peggiori…

 

Preferisco lo sciopero soft, ad oltranza, con bocca, mani e attenzione prigionieri di cibo e bevande, essere solleticato da fumo, alcolici e droghe…; meglio trattare bene il nostro organismo e tenerlo sempre un po’ sveglio: la Quaresima, digiuno, astinenza rinforzano la volontà.

 

Mi sta bene anche essere  bloccato, corroso e arrugginito dall’invidia sperando che il bene altrui vada in malora; e lasciatemi nella mia pigrizia perché mi piace riposare: sono uno scansafatiche… e mi sta bene… Fra tutti questa, probabilmente, è la stupidità maggiore. Sicuramente la più lontana dall’amore di Dio. Non invidiare, ma promuovere gli altri, donando e “sprecando” tempo a loro favore.

 

Vizi e virtù. Soprattutto privilegiamo la Saggezza della fede e la centralità dell’amore di Dio, con l’equilibrio, virtù delle virtù. Ma poiché errare è umano, se si deve sbagliare sbagliamo dalla parte della generosità… Se una persona non serve, a che cosa serve? Cristo regna… dalla croce. La penitenza quaresimale, dimenticata, deve essere, per amore, allenamento, contro l’accidia, male del secolo.

 

 

 

“Ho sete!”: dice Gesù alla donna samaritana.

 

È il desiderio grande, suo ed anche nostro. Lo ritroviamo, ancora più solenne, in Gesù sulla croce: “Ho sete!”. S’

 

Per capire noi stessi basterebbe fermarci un po’ ai piedi della croce di Gesù per scoprire il significato di questo suo grido. Gesù esprime al massimo la sete di ciascuno di noi. Come al pozzo di Giacobbe esprime la sua sete e fa capire alla samaritana la sua stessa aspirazione vitale.

 

Riprendiamo dunque questo cammino, anche con un po’ di sacrificio, per essere più forti di fronte alle illusioni, per non cadere nei tranelli, per non pensare solo a noi stessi.  Non di solo pane… Ma anche la parola di Dio: c’è nella tua vita? C’è la preghiera? C’è il sacrificarsi per gli altri?

 

Accendiamo il motorino d’avviamento e poi cammineremo sicuramente nella giusta direzione. E facciamoci anche missionari a casa, nel quartiere, negli incontri come la samaritana, scelta e amata da Gesù.

 

E... alleniamoci!

 

ADORERAI il Signore e a LUI solo renderai culto

Ci prepariamo, innanzitutto con la figura e l’esempio del Signore Gesù, alla Pasqua. Oggi la parola di Dio ci ricorda (ALMENO) tre cose.

 

* Innanzitutto la triste realtà del peccato, la sua presenza nella nostra vita. Ce ne dimentichiamo troppo facilmente o ci abituiamo e ci adattiamo al peccato come a qualche cosa di normale. E allora è bene che nella liturgia ci risvegli. Prima lettura, esempio da non seguire, il peccato di Adamo ed Eva, una fotografia della nostra vita. La loro sciocca autonomia, disobbediscono a Dio!

 

** La seconda lettura, tuttavia, ci rincuora. Sembra difficile, ma non lo è. Dice San Paolo (non solo come sua parola, ma soprattutto come parola di Dio) ci dice che dove è stato presente, e dove è presente, il peccato (con la cattiveria, l’odio, l’ingiustizia, la falsità, la violenza…) per colpa e ad imitazione di Adamo ed Eva, ora tuttavia per nostra fortuna c’è soprattutto la grazia e il dono di Dio, per merito di Gesù nostro Salvatore.

Non siamo più simili ad Adamo ed Eva trasgressori, ma siamo assimilati a Gesù figlio di Dio, in grazia della fede, del Battesimo e degli altri doni di Cristo. Se siamo uniti a Cristo abbiamo questa speranza, questa fede, questa fortezza, queste generosità… Abbiamo ora la certezza gioiosa con un buon fondamento, che è Cristo: se con il semplice Adamo ingabbiato nella cosiddetta natura è abbondante il peso della cattiveria, del peccato, del male, uniti a Cristo sovrabbonda, è più forte, prevale, vince il bene, ciò che è amore.

Dunque ricordiamo le nostre fragilità e i nostri peccati, ma soprattutto affidiamoci a Cristo con la certezza della nostra crescita, rinascita, rinnovamento, superamento delle cattive abitudini.

Questa è la Quaresima, il nostro cammino. Semplice? Si e no! Certamente molto bello, un cammino che ci conviene, tutto a nostro vantaggio. Un invito a camminare, a vivere in modo nuovo. Almeno cominciamo! Almeno proviamoci!

Facciamo peccato quando sappiamo che una cosa è buona e noi, invece, facciamo il contrario perché - come Adamo ed Eva - scioccamente scegliamo non quello che è buono e giusto ma quello che ci piace capricciosamente.

Ma vicino a Gesù noi sappiamo vincere anche questa fragilità. E questo ci riempie di gioia e di speranza. Cristo ci rende ottimisti: possiamo migliorarci, possiamo farcela. Molto bello a questo proposito il ricordo delle cadute di Gesù durante la via crucis: cade, ma si rialza una volta, due volte, la terza volta…

Impariamo a confrontarci sempre non solo con l’Adamo naturale, ma soprattutto con Gesù nostro redentore. Egli ci ha trasformato, ha messo in noi come una vitamina, una marcia in più, la forza dello Spirito Santo… Se avessimo un granellino di fede! Ecco la Quaresima è il tempo del camminare con Cristo, portando gioiosamente e con fiducia la nostra croce, con Lui.

Non è bello rinnovarci? Rinascere come la primavera ormai vicina? Rivitalizzarsi! Ci prepariamo a celebrare davvero una nuova a Pasqua, la Pasqua di Gesù e, soprattutto la nostra Pasqua. O vogliamo restare pigramente quello che siamo e basta? Con Gesù possiamo rinascere già qui, senza attendere soltanto la risurrezione finale… È anche un ciclo naturale, annuale, dopo l’inverno viene la primavera, viene la luce. Cristo è la nostra vera primavera, Cristo è la nostra vera luce…

 

*** La terza cosa ci viene dal Vangelo, quello della Quaresima di Gesù, con l’incontro, che è uno scontro, di Gesù con il diavolo, Satana, Lucifero…

Impariamo diligentemente questo racconto delle tentazioni di Gesù:  NON è UN RACCONTINO, non è secondario o quasi inutile!  Ma è FON DA MEN TA LE! Come è… fondamentale il primo comandamento: amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore…

Non dobbiamo bloccarci per dire semplicemente: “quanto è bravo Gesù”! Certo che è bravo! Ma soprattutto deve portarci a riconoscere quanto siamo distratti e sciocchi noi nel farci continuamente sopraffare dal peccato. E Gesù l’ha sopportato apposta per noi, per aiutarci, per aprirci gli occhi. Non per  “divertirci” con la spettacolarità di certi film, con corna, fuoco, racconti morbosi… Il diavolo lavora - sodo - soprattutto nascosto, non nella spettacolarità… Fomenta odio, ingiustizia  e morte, non raccontini da film o romanzi perditempo.

Perché non c’è più, praticamente, la Confessione, il sacramento della Confessione? Perché siamo diventati talmente sciocchi da giustificare ogni cattivo comportamento, senza distinzione tra bene e male, tra lecito e non lecito.

 

- Gesù si dedica per 40 giorni e 40 notti al digiuno, alla preghiera, alla riflessione: ci ricorda anche i 40 anni del cammino dei nostri antenati nella fede che passarono dalla schiavitù di Egitto alla libertà della terra promessa, attraversando (faticosamente) il deserto.

- E’ un invito per noi al digiuno (rinunciando a qualcosa e donando qualcosa al prossimo) alla preghiera più attenta, al silenzio del deserto, e al dialogo con Dio.

40 giorni, 40 anni… Potrebbero essere semplicemente 40 secondi se il nostro cuore si aprisse… Ma siamo lenti, pigri, addormentati, con gli occhi chiusi

- Quanto grande è la presenza della parola di Dio (La Bibbia!) anche in questo

evento della vita di Gesù! Riprendiamo in mano il Vangelo, anche in famiglia, il Vangelo di Marco, un pezzetto ogni giorno…

- Ci stupisce il fatto che anche il diavolo conosce la sacra scrittura, però non la rispetta e la falsifica. Del resto il diavolo conosce Dio, più di noi, ma non lo ama. Comprendiamo la parola di Dio se l’amiamo, se la conserviamo nel nostro cuore e se la mettiamo in pratica. Il diavolo si maschera anche con la parola di Dio. Ma dietro c’è superbia, odio, discordia, vendetta…

- Gesù, il Figlio onnipotente di Dio, l’essere infinito, il più grande, il più bello, il più sapiente… Accetta l’umiliazione di permettere che il diavolo gli si accosti: l’essere più cattivo, più odioso, più brutto, più falso… Gesù ci dona anche questa sua prova per insegnarci come vincere la sciocca astuzia, apparentemente buona, del tentatore sempre in agguato dietro una bella maschera. E’furbo, il più astuto. Era un angelo, intelligenza sublime… ma superba.

Noi purtroppo siamo più sciocchi del diavolo. Diciamo che il diavolo non c’è. Diciamo che non c’è il peccato. E ci lasciamo prendere per il naso da tutto ciò che luccica ma che non è oro.

- In questo racconto il diavolo mostra ossessivamente il suo rapporto sbagliato con Dio. Ha un pallino, un chiodo fisso in testa: Io. Io. Io sono Dio, Io non servirò nessun altro al di fuori di me stesso. Io voglio che tutti servano e adorino me come Dio.

Ha paura di Gesù, che sia il Figlio di Dio: “sei tu Figlio di Dio, sei tu Figlio di Dio”… “No, Io sono Dio, tutta la potenza e la gloria del mondo sono mie. Adorami!”  E Gesù si arrabbia: “Vattene Satana”!

E gli angeli, quelli buoni, simili a Dio (e a noi) per intelligenza e amore, si accostano felici a Gesù “e lo servivano”, cioè adorano Gesù, riconoscendo e contemplando in Lui  il Figlio di Dio.  (E ti pare poco?!)

Guardate: non solo Satana si crede Dio e vuol essere trattato e adorato e servito come Dio. Papa Francesco ce lo ha ricordato in questi giorni: anche l’uomo, scioccamente, spesso si crede Dio. Noi abbiamo il computer, abbiamo facebook, abbiamo auto da qui a…qui e un sacco (si fa per dire!) di debiti, disoccupazione, delinquenti e imbroglioni… Ma facciamo come ci apare, perché, tanto, Dio non c’è…

E noi diventiamo di nuovo schiavi, come gli antichi Ebrei prima dei 40 anni del deserto, schiavi d’Egitto… Noi rifiutiamo di riconoscere, amare e adorare Dio, il vero unico Dio, per strisciare ai piedi della moda, l’ingiustizia, la paura, la violenza, le baby e le madri squillo, ed i loro “insospettabili” clienti-professionisti, l’ignoranza…

 

Adorerai il Signore Dio tuo. A Lui solo renderai culto…

Ma… tu (vale anche per me!) ADORI, cioè dedichi la tua vita, i tuoi sacrifici, i tuoi progetti per chi? Metti DIO o TE stesso in cima ai tuoi progetti, desideri

 

 

Signore aiutaci in questa Quaresima a camminare per la strada bella  - e un po’ faticosa - verso la libertà e la bellezza dello spirito. Il diavolo c’è. Ma non ci fa paura: ci sono anche i tuoi angeli, i tuoi santi, la Madonna e, soprattutto ci sei TU   

Signore aiutaci a vivere una Quaresima per l’armonia con i fratelli, specialmente con quelli più bisognosi, più poveri.

Signore aprici gli occhi, la mente ed il cuore, rendici più sapienti, più fedeli, più veramente “furbi”, più veramente liberi.

Impariamo a benedire il Signore e riconoscere il suo amore nella nostra giornata

23 febbraio 2014 - settima domenica T. O. Il perdono.

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"Il Signore è buono e grande nell’amore”

 

Celebriamo insieme questa bella liturgia, questo incontro con il Signore Gesù. Al centro troviamo l’insegnamento di Gesù che ci dice di perdonare e di amare i nostri nemici. Questo insegnamento non è nuovo per noi, grazie a Dio, ed è un insegnamento che ci riempie di gioia, ci illumina e riscalda il cuore. E’ inserito in un clima di Sapienza (San Paolo) di storia (Levìtico) e di preghiera: il Salmo 123, che scelgo come guida alla nostra riflessione sulla odierna Parola di Dio.

 

Impariamo e ripetiamo mentalmente il salmo con il suo ritornello: “il Signore è buono e grande nell’amore”. Sia il modello, e l’invito, per la preghiera di ora, in chiesa, e di tutta la giornata. Impariamo a lodare benedire il Signore, a riconoscere il suo amore nella nostra vita. Tra le vicende della giornata salga spesso dal nostro animo questo sentimento di amore e di gratitudine al Signore: grazie, Signore, noi ti benediciamo…

Ci dice Gesù: "Amerai il Signore Dio tuo, amerai il tuo prossimo, perdonerai e amerai anche il tuo nemico".

Non è un sacrificio, un peso, questo suo atteggiamento e questo suo comandamento, se ricordiamo e pensiamo che: il Padre fa sorgere il suo sole, il suo…, perché il sole è il suo!, sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti…

Ora ci troviamo proprio in un momento di preghiera, la più bella, insieme a Cristo, nella Messa, e queste parole di Gesù le percepiamo innanzi tutto nella gioia, perché possiamo immaginare, e un po’ sognare, un mondo in cui superiamo odio, vendetta, invidia, gelosia, e tutte quelle piccinerie (che poi piccinerie non sono…)… Ora, qui, il Signore ci dà questa gioia, almeno nella speranza, di un mondo rinnovato sul modello del cuore di Dio.

*** Oggi mi ha colpito una foto di un sacerdote di Kiev, in mezzo alla piazza in subbuglio, con un crocifisso in mano, il sacerdote si chiama padre Dymyd, e invita a pregare per la conversione dei nemici: è proprio il comando di Gesù rivolto a noi tutti suoi discepoli nella liturgia odierna. Voi invece amate i vostri nemici, pregate, pregate, per i vostri persecutori. Gesù ci dice che dobbiamo, dobbiamo, iniziare proprio con la preghiera, mentre la preghiera tende a scomparire dalla nostra vita sempre calamitata da mille cose, mille interessi, che ci fanno emarginare e cacciare verso la periferia proprio il Signore Gesù, Dio che fa sorgere il suo sole ogni giorno per noi…

Riprendiamo lo spirito - e la pratica! - della preghiera personale, amichevole, intima, generosa, con il Signore, spalmata (come la nutella) negli avvenimenti grandi e piccoli della nostra giornata…

Ci dice il salmo: -non dimenticare tutti i suoi benefici… E allora cerchiamo di ricordare che il sole è di Dio, sole anche di inverno, di febbraio… Questo ricordare (Fate questi in memoria di me...) è lo stile di vita che dobbiamo imparare di nuovo, per vivere vicino a Dio, per sperimentare la sua presenza in chiesa e altrove… Per permettere al Signore di vivere con noi e di influenzare veramente la nostra vita… Non soltanto durante la liturgia, una oretta ritagliata stentatamente dalla corsa del tempo e dalla danza delle ore e dei minuti… Solo questo atteggiamento continuo che ci fa ringraziare il Signore ci rende veramente religiosi, ci fa vivere da veri figli di Dio, a lui legati e collegati. Vorrei dire, modernamente, a lui connessi. Sempre amorevolmente connessi!

**Mi ha colpito ancora un "negretto", "vucumprà?!", sicuramente povero, che passa sotto la finestra cantando, e neanche tanto piano… Cantando! Il povero è connesso con Dio (forse non è cristiano...) e canta… E ci insegna: le nostre orecchie, ed il cuore, sono distratte da parole, parole, canzoni, musiche, suoni artificiali, boati e discoteche… che coprono e sostituiscono il dialogo personale con Dio. Il povero va e ascolta direttamente Dio. Vive con lui.

Con equilibrio dobbiamo ricostruire questo spazio di preghiera, il silenzio misterioso:  nostra ricchezza e libertà… Pregate! “Chi prega si salva” cui aggiungiamo: “chi prega vive”!

È una considerazione non solo cristiana ma anche semplicemente umana: ogni persona sa che questo sole è dono di Dio, questa terra è del Signore. Il Signore non ci ricatta! Un padre e una madre, che tutto danno ai propri figli, non li ricattano! Ma certo aspettano una parolina di risposta, un sorriso che gratifica i genitori ma che, soprattutto, rendono più felici i figli stessi. Pensando ai doni dei genitori e al sole di Dio, scopriamo di essere amati. Amati da Dio, ci sentiamo grandi: Dio mi ama! Sono felice ringraziando il Signore…

È il ritornello del salmo, che può e deve rimodellare la nostra giornata: Il Signore è buono e grande nell’amore.

 

 

In questa logica di preghiera e di amore, in questo modo di vivere con riconoscenza e gratitudine verso il Signore, in questo habitat non mondano, noi comprendiamo e amiamo e gioiamo, ascoltando il comando che Gesù ci fa, non a tutti ma a noi suoi discepoli e amici: amate i vostri nemici, pregate per chi vi perseguita… Non tutti sono in grado di comprendere, amare e vivere nel perdono, ricevuto e donato.

Gesù ci apre il cuore e l’intelligenza: che cosa vien fuori dall’odio, dalla vendetta, dall’invidia, da quel torturarci nell’attesa della punizione di qualcuno? Nulla di buono! Anzi le cose si complicano sempre di più. E ne siamo testimoni! Perché non soltanto in Ucraina, e in tante altre parti del mondo, troviamo guerra, morti, distruzione… ma anche accanto a noi, omicidi per noia, alcolismo, droga, bullismo… In habitat di libertà degenerata…

È di questi giorni il triste esempio di una ragazza picchiata pubblicamente, tra indifferenza e morboso assenso... e senza alcun intervento concreto in sua difesa… Il nostro cuore si indurisce sempre più, e solo l’amore di Dio - riconosciuto e pregato e vissuto - può risvegliarci per capire che solo il perdono è la medicina che risana la vita.

E dunque dobbiamo tornare alla preghiera di ringraziamento e di amicizia con Dio, privilegiando il perdono e la misericordia. Anche con noi stessi, perchéDio ci ama!

 

Benedici il Signore anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici.

Riprendiamo con semplicità la preghiera viva, imparando parole buone, sentimenti buoni. Anche i ragazzi, i giovani sono invitati a un linguaggio umano, bello, ricco, profondo: guai a chi insegna volgarità. La preghiera ci insegna anche a parlare, a esprimerci con Dio, ma anche con il prossimo (e con... noi stessi…).

Rifiorisca la preghiera nelle nostre case, e non alla chetichella quasi in un gioco ai quattro cantoni, ognuno per conto suo: ma anche insieme.

 

**La preghiera è aiuto anche psicologico, per una vita familiare unita: un noi profondo! Signore noi ti amiamo, dacci il nostro pane quotidiano, perdonaci, noi ci perdoniamo a vicenda… Da qui può riprendere vita e gioia anche la società, da fratelli, figli di Dio, che fanno qualcosa di più, amando non solo - come sarebbe ovvio - chi ti fa del bene...

La comunione, l’unità della nostra preghiera della Messa, continui, con l’aiuto di Dio, anche nelle nostre case e nella vita sociale.

Buona settimana così!

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