Dentro la Parola

L'Amerika, altri cattivi maestri e le "Nozze" gay: sovvertimento della natura.

 

Love&Business

 

Ha scelto un’espressione efficace – «Love is love»,

l’amore è amore – il presidente statunitense Barack

Obama nell’esprimere su Twitter la sua soddisfazione

per la decisione della Corte Suprema che ha svuotato la

legge federale che definisce matrimonio solo quello tra

uomo e donna. La sentenza ha una portata storica: per la

Corte il "Doma" è incostituzionale in quanto viola il quinto

emendamento, quello che difende le «libertà individuali».

Ed è proprio in questo collegamento tra il concetto di

matrimonio e quello di libertà individuali, che si attua non

solo una rivoluzione antropologica nel deformare la verità

del matrimonio inteso come unione di un uomo e una

donna – come hanno rilevato i vescovi americani parlando

di «giorno tragico per la nazione».

A mutare è allora anche

il significato del termine amore: amore non come apertura

e dono di sé, ma come somma di singoli interessi e libertà

individuali. Ci si ama, e ci si sposa, non per donarsi a

qualcuno, per accogliere e generare la vita anche

nell’interesse della società, ma perché la società ci deve

qualcosa in ragione del nostro "sentimento": diritti,

riconoscimenti, sconti fiscali. «Love is love», dunque.

Come «business is business». Non di soli affetti...

 

 

Avvenire 27 giugno 2013 – pag3

 

 

Nuova PENTECOSTE

Lo Spirito Santo ispira, per la Pace, anche gli Artisti  Amici dell'Oratorio

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Il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto!

VI Domenica di Pasqua

 

Abbiamo ascoltato anche questa domenica, prolungamento della Pasqua, la parola di Dio, tutta e sempre ricca di insegnamenti.

 

Inizierò il commento partendo dal brano del Vangelo che abbiamo letto, innanzitutto per ringraziare il Signore che ci ripropone di nuovo l'invito a vivere nella sua pace: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace".

 

Se ascoltate la mia voce - dice Gesù - mi amate e  anche il Padre mio che è nei cieli vi ama. Gesù non si stanca di parlare del cielo, di Dio e del suo mistero di amore: non stanchiamoci neanche noi di continuare a seguire e ad ascoltare queste sue parole di cielo. Anzi prepariamoci con gioia e gratitudine a celebrare l'Ascensione del Signore e la Pentecoste del suo Spirito, Domenica prossima e l'altra ancora... Dimentichiamo un po' noi stessi per immergerci in Dio. E ritroveremo di più anche noi stessi. E ci ritroveremo messi a nuovo!

 

Gesù continua a parlarci di Dio: perché proprio per questo Egli è venuto, per rivelare a noi il volto di Dio e portarci sempre più vicino a Lui, che è già in noi quasi nascosto. E di Lui noi abbiamo bisogno più che di noi stessi.

 

Perché Dio - quello che Gesù ci fa conoscere - prima di essere Colui che dà i comandamenti è innanzitutto Padre, misterioso, trinità, Spirito... che ci rende felici di seguirlo, capaci di ringraziarlo dal profondo del cuore.

 

Agli Apostoli e ai discepoli che lo ascoltano, sicuramente tristi perché si sentono come abbandonati, "vado al cielo", Gesù rivolge un amabile rimprovero: -Dovreste rallegrarvi perché torno al Padre... non avete ancora capito... il mio ritorno al Padre è una festa! Probabilmente anche gli Apostoli e i discepoli, come noi!, avrebbero preferito sbrigativamente continuare a vedere Gesù così, 'semplicemente uno di noi'...  ma Gesù è venuto per tenerci svegli, con la porta aperta, la finestra della mente spalancata  per contemplare il cielo, Dio, il mistero di Dio, il Padre adorato ("sia santificato il tuo nome..." dalle cose visibili alle invisibili).

 

Gesù ha accettato di esporsi, di metterci la faccia, di sporcarsi le mani... con l'avventura terrena dell'Incarnazione. L'ambivalenza comunicativa è sempre in agguato e rischia di velare il mistero di Dio invece di svelarlo. Il rischio è sempre presente in tutto il nostro processo conoscitivo. Anche nella vita di fede... quando ci fermiamo "soltanto" su certi aspetti  terreni, soltanto "umani" e dimentichiamo quel mistero che è presente in Cristo Gesù vero uomo e vero Dio. ("Non è il figlio di Giuseppe?"... "Certo voi mi conoscete...").

 

Dio abita nei nostri cuori, è presente in noi con il suo Spirito... ma non ce ne importa gran che, siamo insensibili, è come un altro... mondo e pensiamo:

- Dio? Che COSA è? A che serve? Chi ha mai visto Dio, il suo spirito?

Gesù, il Maestro, non si stanca: è venuto principalmente proprio per questo,  per farci conoscere il vero Dio, per poterlo amare e, con Lui, amare i fratelli (e noi stessi!).  Non schiavi che ubbidiscono, ma figli, amici che conoscono le confidenze del Padre. Rivelate da Gesù.

 

Tuttavia la bontà e la misericordia di Dio e la nostra umile sapienza ci ricordano che ogni nostra conoscenza, anche di Dio, sempre si appoggia sul volto, le parole, la "materialità" della vita di Gesù. "Attraverso" di Lui, via verità e vita, possiamo avvicinarci a Dio.

E ringraziamolo dal profondo del cuore, proprio  per questo dono della Santa Liturgia domenicale che mantiene vivi in noi questi sentimenti, questi orizzonti, queste verità, questa luce del nostro destino. Certo poi il lavoro, le preoccupazion, la fretta, ci annebbieranno un po' l'orizzonte e dimenticheremo un po' anche le cose più belle... ma umilmente accettiamo questa nostra limitatezza, la nostra condizione umana, ed anche il Signore lo sa. Ma ricominceremo sempre, ogni Domenica, il nostro cammino.

 

La Parola di Dio ci fa scoprire anche che non solo noi abbiamo difficoltà: ne troviamo anche alle origini della storia della nostra chiesa. La prima Lettura, ambientata nella Siria (così martoriata in questi giorni...) ci porta ad Antiochia di Siria, dove i cristiani erano già abbastanza numerosi. E vediamo che anche essi avevano le loro difficoltà. E scopriamo pure che sono molto simili alle nostre.

Come mettere insieme culture diverse? Ecco una fotografia  che il Signore ci dona nella Sacra Scrittura, per aiutarci anche oggi a seguire il suo Spiirito.

 

Come affrontano la difficoltà questi nostri fratelli primi cristiani? Quale esempio ci lasciano? Discutono, si confrontano e poi interrogano la Chiesa madre di Gerusalemmme. Anno 49 d.C., è  il primo, cosiddetto, Concilio degli Apostoli. Neanche 20 anni dopo la vicenda terrena di Gesù. Un Concilio. Noi pure viviamo alla luce di un più recente Concilio, il Vaticano II, di cui celebriamo i 50 anni nell'anno della fede. Celebriamo e soprattutto riviviamo, si spera.

 

C'erano cristiani di varia estrazione, di origine ebraica, di cultura greca, romana, asiatica, africana... un po' come anche oggi nel nostro mondo globalizzato, anche religiosamente. E la difficoltà è sempre quella... come andare d'accordo specialmente quando qualcuno si ritiene sempre più bravo e intelligente e  più meritevole degli altri... Io sono l'unico più bravo, tutti dovete fare come me. Oppure perché "si è fatto sempre così", senza capire motivazioni, cambiamenti, sviluppi.

Nelle piccole e nelle grandi comunità.

 

Questi primi cristiani si riuniscono, pregano lo Spirito Santo, prendono delle decisioni. Scrivono anche una lettera per tutte le comunità: -Siate accoglienti, si impongano solo cose necessarie, si cerchi la concordia, non l'uniformità.

 

La lettera viene diffusa, molti l'accolgono bene, qualcuno continua a mugugnare fino ad oggi...  Perciò dobbiamo sempre pregare lo Spirito del Signore perché ci aiuti a vivere in verità, a riconoscere lo spirito della vita e dell'insegnamento di Gesù.

 

Con la discesa dello Spirito Santo la assenza di Gesù (piena di comprensibile nostalgia) si deve trasformare in una forma di presenza più profonda, più reale. E' la presenza che alimenta  la nostra vita, il cammino iniziato con il Battesimo e che, si spera, continua giorno per giorno, almeno la Domenica. "Finché giungiamo alla statura di Cristo, ... perfetti come il Padre che è nei cieli"... Camminare, crescere, svilupparsi.

 

 

Il traguardo del nostro cammino, la cui predicazione purtroppo è generalmente trascurata, ci viene riproposto e descritto nella seconda Lettura, con i simboli meravigliosi del libro dell'Apocalisse. E bisogna intenderci! 

Già la parola "Apocalisse" può portarci  fuori strada perché anche questo dono del Signore è stato rovinato,  travisato da chi ignora i libri sacri e da chi sembra capire solo i soldi e la sensazionalità di film, libri, immagini  tenebrose... 

Questo libro dell'Apocalisse, invece, è stato scritto per incoraggiare non per impaurire i nostri fratelli delle prime generazioni, già tribolati e perseguitati.

Il brano di oggi è come la Televisione di Dio: ci dà immagini del Paradiso, la nostra speranza finale, il nostro Traguardo. La città Santa del cielo, Gerusalemme, è inondata di luce non del sole o della luna ma di  Dio stesso, luce infinita e indefettibile. E tale città è ben salda, fondata sugli Apostoli di Gesù, la Chiesa apostolica,  costruita con colonne di meraviglioso cristallo, di pietre preziose, con al centro l'Agnello immolato, vincitore risorto.

 

Questa speranza ci rinforza nel nostro cammino settimanale, un cammino orientato, non un cammino come di condannati a morte, di disperati, di disorientati, ma il cammino verso il volto luminoso di Dio.

 

Il Signore è in mezzo a noi, ci aiuta a rinnovare il nostro impegno. Anche il prossimo pellegrinaggio a Loreto ne è segno ed aiuto.

E così sia!

Grazie, Signore!

 

DOMENICA DELLE PALME
(Is 50,4-7;Sal21,8-9.17-20.23-24;Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56)

Messaggio dell’Arcivescovo Edoardo - CATTEDRALE S. CIRIACO - ANCONA

Con questa solenne funzione siamo entrati nella Settimana Santa e insieme, dopo aver meditato l’ascolto della Passione di Cristo Signore, desidero affidarvi alcuni sentimenti spirituali perché ognuno possa celebrare la Santa Pasqua nella verità e santità.

Ricorderete una frase che l’evangelista riporta dopo il racconto delle tentazioni di Gesù, l’evangelista dice: “Allora il diavolo lo abbandonò dandogli l’appuntamento nell’ora stabilita”.
La settimana santa è il tempo dell’ ora stabilita, stabilita perché si compisse nella persona di Gesù il progetto di salvezza pensato, annunciato e proclamato dallo stesso Gesù.

*** Il primo sentimento spirituale è questa espressione “all’ora stabilita” che è l’ora del confronto, anzi, come riporta il racconto della Passione del Signore dell’evangelista Luca, è l’ora delle tenebre, l’ora in cui il male vince o meglio sembra vincere.
Questo è il tempo in cui Satana sollecita tutti i suoi alleati a porsi contro Gesù, una sorta di duello, di conflitto: tra giustizia e santità contro menzogna e malvagità e questa ora stabilita sembra essere l’ora in cui vince la malvagità, la cattiveria.
C’è il conflitto tra la verità e la menzogna e sembra vincere la menzogna, perché il Giusto viene condannato ingiustamente, questa è l’ora stabilita dove Satana e tutti i suoi accoliti si accaniscono a smascherare la non-verità di Dio e il culmine di questa ora stabilita è la croce che Gesù ben conosceva, la croce che Lui ha preso su di sé e sulla quale con obbedienza si è posto e si è lasciato crocifiggere.

Questo primo sentimento spirituale che vi affido, vorrei diventasse per me e per voi un atto di sapienza; in quel tempo carissimi quell’ora stabilita non è finita, perchè la Pasqua è un conflitto perenne, anche nei nostri giorni montano la menzogna, l’ingiustizia, il peccato, l’iniquità, nessuno di noi è fuori di questo, nessuno di noi può dirsi totalmente non alleato del male.

Questa è l’ora in cui siamo tutti debitori a Dio della crocifissione di suo Figlio.
Questa è una dimensione della storia contemporanea dei credenti e dei non credenti, di tutta l’umanità nella quale deve essere posto al centro il male del nostro tempo che non è la debolezza dell’economia, ma è l’indecenza del peccato.

 

***C’è un secondo sentimento spirituale ed è quello di Gesù sulla croce e nel sepolcro, è il tempo del grande silenzio, il tempo del grande smarrimento, della illusione fattasi concreta.

Avevamo sperato, direbbero gli apostoli, tanto sperato in Lui, oramai Lui è sepolto.
Questo è un tempo che fa soffrire, perché quando alla croce si uniscono la delusione e il nulla sembra essere raggiunta l’apice della sconfitta.
In realtà il sepolcro di Gesù sarà il seme gettato nel campo, il seme che sta per germogliare e portare frutto nuovo.

Il tempo del silenzio è tempo della grande speranza, il tempo della delusione è il tempo in cui noi cristiani abbiamo il compito di seminare la speranza, tutto questo è presente nel tempo che viviamo, perché dentro la crisi che tanto conosciamo e di cui tanto parliamo, e alla quale si aggiunge anche una storia umana e politica così capricciosa e indecente, sembra rimasta un’unica parola da far circolare e questa parola è la speranza.

***Custodiamo il tempo del silenzio che la crocifissione per un verso e la sepoltura di Gesù per un altro ci inducono a custodire nel cuore, perché noi sappiamo, e questo è il terzo sentimento spirituale che vi affido, che dopo il tempo della sepoltura la meraviglia avanza, allora sarà il correre di Maria Maddalena, il correre di Pietro e Giovanni e degli altri apostoli, il correre delle pie donne, il correre di Gesù e dei due discepoli di Emmaus: nel sepolcro non c’è più nessuno!Al tempo della vittoria della menzogna, al tempo della vittoria della delusione…  ecco la meraviglia della resurrezione.


Carissimi, noi dobbiamo essere consapevoli di questo, io e voi non siamo i figli di un sepolcro ancora chiuso, noi siamo i figli rinati da un sepolcro vuoto, siamo i risuscitati, i salvati, noi siamo coloro che hanno conosciuto il Cristo Signore e hanno il dovere di raccontarLo.

Questi sono i tre sentimenti spirituali che vi affido per celebrare bene la settimana santa nelle vostre comunità, sono sentimenti spirituali che vorrei affidare ad ogni famiglia per parlarne alle giovani generazioni, sentimenti da affidare ad ogni sofferente, ad ogni crocifisso.
Il tempo della menzogna è stato sconfitto dal tempo della resurrezione, a noi tocca far vivere la resurrezione del Signore Gesù, questo vi affido, per questo il vescovo prega per voi, per la comunità diocesana, per la Chiesa.

Amen!

( Da www.diocesi.ancona.it )

In ... fiduciosa attesa, letteralmente.

 

Preghiamo con fiducia

ricordando le parole di Gesù,

Figlio di Dio.

“Tu sei Pietro – e su questa pietra –

edificherò la mia Chiesa 

e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.

  

 A te darò le chiavi del regno dei cieli:

tutto ciò che legherai o scioglierai sulla terra

sarà legato o sciolto nei cieli.”.  

(Mt 16,18-19)